Schiava per lui

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La schiava all’899 mi risponde in meno di tre squilli. Non potrebbe essere altrimenti. Sa che sono io a telefonare alle 9:23 del mattino. Puntualissimo al secondo. Perché io non sbaglio e non transigo di fronte agli errori.

Patty, la mia puttana al telefono, sa già cosa fare. L’ho educata di telefonata in telefonata. Sa come soddisfarmi e come evitare che la mia voce si faccia severa. Sa come evitare che la mia mano cominci a schiaffeggiare con forza il suo culetto innocente. So bene che non posso farlo di persona, ma è indifferente per me. Le mie parole su Patty sono come il peggio dei bastoni.

«Padrone, buongiorno» due parole, dette in modo dolce ma deciso, per accogliermi nella telefonata e farmi capire che è pronta, docile. Che non ha bisogno come le prime volte di essere messa in riga, non ha più bisogno che le tappi la bocca e che le pisci sulla faccia. Patty sa esattamente cosa fare, cosa non dire, come fare in modo che ogni pensiero sia funzionale a quello che desiderio io. Lei è al mio servizio, aperta, troia. L’ho addomesticata per mesi fino a farla diventare la più docile delle cagne.

«Hai fatto quello che ti ho chiesto la volta scorsa?» chiedo per pro-forma, già sapendo che non verrò deluso. Pregusto la sua risposta dettagliata, passionale, vivida.

«Sì, padrone. Ho fatto come mi hai ordinato. Questa mattina mi sono svegliata presto e sono andata al bar dall’altra parte della città, dove conosco nessuno. Ho ordinato un caffè e un frutto, una banana, come volevi tu. Mi sono seduta nel tavolino di fronte al barista, quel barista di cui ti ho parlato che avevo lurkato in un social network online.»

«Molto bene, molto diligente. E come è andata? Voglio i dettagli.»

«Ho cominciato a mordermi delicatamente le labbra e a fissare per qualche secondo in più il barista. Ho notato che mentre serviva i caffè ricambiava il mio sguardo. Mi fissava le labbra, sembrava aver notato anche la mia scollatura generosa. Quando ho cominciato a sbucciare la banana senza togliergli gli occhi di dosso ho notato che ha abbassato lo sguardo con un piccolo sorriso complice».

Eseguo gli ordini del mio padrone, sono una schiava perfetta

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«Indossavi l’intimo che abbiamo concordato

«Certo, padrone. Collant color carne sottilissime e un perizoma nero facile da scostare. Come mi hai ordinato il reggiseno l’ho scelto senza particolare attenzione, l’importante era indossarne uno che valorizzasse il seno sotto la camicetta.»

«Ti ho addestrata bene Patty, eri eccitata?»

«Sì, padrone. Mentre il barista mi guardava avevo tutta la fichetta bagnata e aperta. Per questo non ci ho messo tanto a cominciare a sbucciare la banana e ad avvicinare le labbra alla punta con fare languido.»

«E lui?»

«Lui è rimasto spiazzato, padrone, ma sono sicura che era proprio quello che desiderava. Voleva che io mi succhiassi quella banana con foga senza togliergli gli occhi di dosso. E così ho fatto: mi sono spompinata quel frutto con tutti i trucchi che mi hai insegnato tu padrone. Le leccavo roteando gli occhi, con la lingua scorrevo lungo tutta la lunghezza della banana e inclinando la testa di lato me la sono messa tutta dentro la bocca. Padrone ti giuro, stava per impazzire!»

«Spero vivamente che non sia finito qui. Il tuo compito prevedeva un proseguo.»

Una sveltina al bagno del bar

«Sì Padrone, appena i clienti sono usciti dal locale ho lasciato la banana sul tavolo e sono entrata nel bagno, lasciando la porta socchiusa. Padrone credimi, dopo meno di un minuto il barista era di fronte a me nel cesso del bar con il cazzo di fuori

«Te lo sei fatta sbattere dentro?»

«Mi sono messa a novanta e ho abbassato i collant. Lui ha spostato il perizoma e me lo ha messo dentro con forza. Non mi ha fatto male perché ero così bagnata che sarebbe entrato anche un salame, e, detto tra noi, lui non era così ben fornito.»

«Sei venuta?»

«No, Padrone. Il mio piacere appartiene solo a te. Il barista è venuto velocissimo, era un toro mentre mi montava a novanta. Un impeto assurdo. Ma io non ho goduto, anche se ero molto eccitata. Nei miei pensieri c’eri solo tu, tu che mi ammaestri e che mi comandi. Tu che mi chiami la tua troietta e che mi fai sentire il tuo potere.»

«Stasera vieni per me Patty. Ti richiamerò domani… Ho un amico che vorrei farti conoscere al telefono. Sai, è un barista…»

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